Francia

Un Primo maggio senza stampa… o quasi

Il Primo maggio, giorno festivo e simbolo delle lotte operaie, è uno dei pochi giorni dell'anno in cui la stampa scritta si ferma. Tipografie chiuse, niente giornali in edicola: una tradizione ben radicata in diversi paesi mediterranei, dove le modalità variano, ma dove il silenzio della stampa sottolinea la forza del messaggio sociale.  Senza venir meno alla tradizione, non abbiamo tuttavia potuto resistere e vi proponiamo uno dei primi articoli pubblicati online al momento del lancio di 22-med.

Di Gilles Vanderpooten e Maëlle Widmann, giornalisti di Reporters d’Espoirs

Il Mediterraneo è la culla di tutte le nostre culture

Dare la parola a un abitante del mondo mediterraneo per lanciare M22? Abbiamo preferito sorprendervi! Dominique Bourg, pur essendo geograficamente lontano, ha uno sguardo particolare sulle sfide che questa regione deve affrontare, in qualità di filosofo e professore di scienze ambientali. Incontro con uno svizzero appassionato di egittologia, innamorato dell'Italia e membro dell'Accademia Reale del Marocco.

La mia prima esperienza del Mediterraneo è stata la scoperta dell'Italia. A 6 anni sono andato in vacanza al mare con i miei genitori. A 22 anni ho intrapreso con mio fratello un viaggio da Firenze a Pompei passando per Siena e Napoli. È grazie a questi viaggi che ho scoperto la bellezza dei paesaggi mediterranei.

A quel tempo coltivavo anche una passione per l'egittologia, senza aver mai avuto purtroppo l'occasione di andare in Egitto. Recentemente sono stato invitato a entrare a far parte dell'Accademia Reale del Marocco, che ha come missione quella di promuovere la cultura e la riflessione con un'apertura internazionale. Terrò la mia lezione inaugurale il prossimo autunno.

Il Mediterraneo, culla di tutte le nostre società e religioni

Il mio percorso intellettuale è stato influenzato in modo particolare dai pensatori provenienti dalla regione mediterranea.

Il Mediterraneo è un crocevia di culture che si sono incontrate, nel bene e nel male.

Il male è la violenza dei monoteismi “di base”, i testi letti alla lettera, come dimostra nella nostra epoca contemporanea il terrorismo islamista, le cui vittime sono in maggioranza musulmane. In passato sono state le crociate e in seguito le imprese coloniali.

Il bene è il modo in cui le diverse culture riescono ad arricchirsi a vicenda. Ad esempio, la filosofia (Aristotele), l'algebra, ecc. sono state importate da quella grande civiltà che è l'Islam. Credo quindi che avremmo molto da guadagnare riscoprendoci l'un l'altro, e in primo luogo attraverso letture incrociate dei nostri grandi mistici, dal poeta persiano Rumi a San Francesco d'Assisi ispirato dalla Bibbia, passando per il pensatore islamico Ibn Arabi. I nostri grandi mistici hanno espresso la parte più sublime delle nostre civiltà, l'amore e la pace, nel mezzo di epoche brutali. Il fatto di non essere musulmano non mi impedisce di commuovermi al canto del Corano recitato con voce solenne, come si sente ad esempio nel film La cospirazione del Cairo. Sogno un'unione di tutte le persone ragionevoli che vogliono contrastare la violenza e hanno valori ecologici. Perché i testi religiosi portano in sé il rispetto per il pianeta: rispettare le creature di Dio, che cos'è se non difendere la natura e quindi essere ecologisti? Una spiritualità rinnovata, non violenta, può portarci a serrare le fila per sopravvivere – perché ormai si tratta proprio di questo – di fronte alla minaccia della crisi climatica e ambientale.

Europa – Mediterraneo: un partenariato "agro-culturale" per affrontare la crisi ambientale

Le previsioni sono allarmanti. Entro vent'anni, un miliardo di persone non potrà più abitare nel proprio territorio. Con una temperatura media annuale di 27-28 gradi, la densità demografica diminuisce; a 29-30 gradi non c'è più nessuno. Con un aumento delle temperature previsto di 2 gradi entro il 2040-50, alcuni paesi vivranno da 200 a 300 giorni di caldo umido all'anno, con crescenti difficoltà nella produzione di alimenti, ecc. Gli eventi difficili da gestire rischiano di diventare ingestibili.

Il Mediterraneo è una zona particolarmente vulnerabile. Il pericolo è la morte del mare. La distesa d'acqua che dà il nome a questa regione di incredibile ricchezza è minacciato da numerosi pericoli. Penso che sia fondamentale puntare su un incontro tra le nostre radici culturali e collaborare con tutti i paesi che lo circondano. Le basi per realizzare un partenariato agro-culturale esistono: le pratiche agroecologiche possono aiutarci a orientarci verso un'agricoltura più resiliente e che induca un rapporto con il vivente diverso da quello dell'agricoltura convenzionale, di cui conosciamo gli effetti negativi. Abbiamo molte esperienze da condividere. Le iniziative locali sono una garanzia per il futuro.

Va sottolineato che un paese come la Francia gode di una posizione privilegiata, al confine tra l'Europa e il Mediterraneo. Può facilmente fungere da mediatore in questi partenariati, sia grazie alla sua posizione geografica che alle radici spirituali e culturali che i suoi abitanti condividono con questa bella regione, alle quali si aggiungono i talenti intellettuali provenienti in particolare dal Maghreb. Per questo motivo sono fiducioso nella capacità degli europei e dei mediterranei, se agiscono insieme, di contribuire ad evitare uno scenario di +3 gradi.

E, se le prospettive ambientali non sono incoraggianti, ecco due rimedi che mi aiutano personalmente a gestire l'eco-ansia: l'umorismo, e soprattutto, l'amicizia!


Dominique Bourg è un filosofo franco-svizzero che insegna all'Università di Losanna (Svizzera), ora in qualità di professore emerito. Si dedica principalmente alle questioni ambientali, dagli aspetti concreti alle sfide metafisiche. Scrittore, ha pubblicato tra l'altro "Une nouvelle terre. Pour une autre relation au monde" (Una nuova terra. Per un altro rapporto con il mondo) per i tipi di Desclée de Brouwer.