Francia

Appello per un Mediterraneo creativo

Per troppo tempo il Mediterraneo è stato considerato solo come un mondo del passato. Il luogo per eccellenza, per gli europei, dell'eredità antica, delle fonti greco-latine che, secondo questa visione della storia, sono state all'origine della grandezza della “nostra” civiltà. Dimenticando, però, Gerusalemme e Cordova, le fonti giudaico-arabe che sono parte integrante del nostro patrimonio comune. Nel XXI secolo è giunto il momento di abbandonare questa visione unilaterale ed eurocentrica del Mediterraneo.

Le invenzioni d'ignoto richiedono

forme nuove.

Arthur Rimbaud

Questo «Mediterraneo di papà» crolla sotto il peso del patrimonio e rimane impigliato nel solo retaggio antico. Una tale rappresentazione del Mediterraneo è ormai superata, non ha più ragione di esistere nel XXI secolo. È completamente fuori fase e non corrisponde più a ciò che sta accadendo attualmente sulle scene artistiche e urbane del mondo mediterraneo contemporaneo.

Uscire dal passatismo

A metà degli anni '90 ho cercato di formulare l'ipotesi di un Mediterraneo creativo [1]. Di provare a cambiare il nostro modo di vedere e rappresentare il Mediterraneo, per ascoltare finalmente le altre sponde. Uscire dall'Euro-Mediterraneo, questa visione verticale, dall'alto verso il basso ed egemonica, proiezione del Nord sul Sud, per abbozzare un'altra figura, quella di un Mediterraneo concepito come un cerchio aperto sull'altrove, dove nessuno afferma più la propria supremazia artistica e culturale. Un Mediterraneo a parti uguali [2], in un certo senso…

2002_Magrana_24x35 cm__©Miquel Barceló_© André_Morin_Collezione_particolare

Questa ipotesi, avanzata con fragilità e speranza, si è confermata. La metamorfosi è avvenuta in poco più di trent'anni. Il Mediterraneo non è più solo un ricordo del passato, ma dà un volto nuovo al futuro. Le invenzioni di nuove forme sono lì, davanti ai nostri occhi finalmente aperti a ciò che arriva, e non più solo dal mondo europeo. Sul piano artistico e culturale, il mondo mediterraneo non è più arido o secco, prigioniero della tradizione, della ripetizione dello stesso, di forme espressione di passatismo o di orientalismo. Questo giogo, così pesante, questa reverenza obbligata verso l'eredità o altri canoni del passato, è letteralmente esploso. Ciò non significa affatto rinnegare questa eredità o abolire semplicemente le forme della tradizione. È iniziata un'altra storia, a partire da un movimento, da uno slancio, da una spinta che hanno permesso di liberarsi da queste forme obbligate, dovute al passato o alla necessaria imitazione per esistere, di quelle provenienti dall'Altro, dominante. Si sono affermati percorsi artistici propri, in una forma di giubilo creativo, di autorizzazione a essere pienamente Sé stessi, o di prendere in prestito ciò che può essere giusto per esistere pienamente nella propria pratica artistica.

Gioventù del Mediterraneo

È giunto il momento di prendere coscienza di questo movimento e di accompagnarlo, prolungarlo, mostrarlo, farlo ascoltare o leggere, questo Mediterraneo creativo che è lì, in tutto il suo fermento.

Opera dell’artista greco Gera, realizzata in occasione del Mural Fest 2021 di Tirana © DR

Trionfo della vita di fronte alla morte, alla guerra o al dominio di poteri autoritari e dittatoriali? Nell'invenzione di queste nuove forme c'è senza dubbio una sfida, o un rifiuto di accettare il disastro, in particolare politico, che è lì, ben presente. Resta il fatto che non bisogna dimenticare un dato fondamentale: sulle rive meridionali e orientali del Mediterraneo, le società sono in gran parte giovani. Non possono più accontentarsi o soddisfarsi delle sole forme del passato. Hanno bisogno di far nascere e vivere, sul piano musicale, visivo, plastico o letterario, espressioni artistiche contemporanee che entrino in risonanza con le loro aspettative.

Gioventù del Mediterraneo, [3] avrebbe detto lo scrittore Gabriel Audisio, compagno del giovane Camus, nell'Algeria degli anni '30. Ogni generazione ha le sue sfide e le sue lotte. Come negli anni '30, da una sponda all'altra ci troviamo di fronte all'ascesa di un'ondata nazionalista, populista e identitaria. Essa assume forme singolari, a seconda dei paesi, a partire dalle storie e dalle memorie, politiche e religiose, nel mondo ebraico, cristiano e musulmano.

Queste regressioni identitarie si oppongono con veemenza, in nome di una tradizione reinventata o di una purezza nostalgica, alle forze creative provenienti dal mondo mediterraneo. Queste forze sono presenti nella fusione, nell'incrocio delle forme e nella congiunzione delle eredità, nel gusto della diversità, non nella nostalgia o nel folklore dell'Uno, nel ripiegamento su un “insuperabile”, in nome di un “prima era meglio”…

Questa lotta, perché di lotta si tratta, è davanti a noi. Nessuno può prevedere che il disastro, la guerra, la paura, l'odio o addirittura il genocidio non si imporranno su di noi, nel mondo mediterraneo, nel corso degli anni 20 e 30 del XXI secolo. È una delle possibilità, la peggiore. Ma il peggio non è mai certo. «La fiamma di una candela», come ha scritto così giustamente René Char, al tempo della resistenza e dell'occupazione, ispirato dal pittore Georges de La Tour, rimane viva.

Una promessa e un'opportunità

Il Mediterraneo creativo è una promessa e un'opportunità. Non è il frutto di un semplice sogno o di un'illusione. Numerosi artisti del XXI secolo, provenienti dal mondo mediterraneo, si stanno affermando sulla scena internazionale. Esprimono e incarnano tutta la vivacità di questo mondo, alle prese con avversità enormi. Non si tratta né di una causa persa, né di un semplice fenomeno di moda passeggera.

È una corrente sotterranea e uno slancio che chiede solo di trovare il suo posto tra le sale espositive, i teatri, i cinema, i festival e le altre scene o stagioni contemporanee, che dovrebbero cogliere meglio ciò che sta arrivando. Questo è almeno ciò che cerchiamo di mostrare e di far leggere nella rubrica “creazione” del sito 22-med. 22 paesi e 11 lingue per condividere queste nuove forme della creatività mediterranea...

La mostra Revenir-au Mucem a Marsiglia Scenografia Claudine Bertomeu ©Julie_Cohen_Mucem

Si apre almeno uno spazio editoriale che ha bisogno di punti di riferimento, di intercessori [4] per far conoscere e comprendere meglio questo mondo mediterraneo nelle sue espressioni più contemporanee.

Spetta infatti a noi non accettare il disastro, non rinunciare alla rinuncia e soprattutto non lasciarci travolgere da questa ondata nazionalista e identitaria, che non ha nulla di inevitabile.

Il Mediterraneo creativo è una fonte viva per inventare il futuro, rafforzare le nostre convinzioni e ispirare il nostro desiderio di restare in piedi, come quell'«Uomo che cammina» dello scultore Alberto Giacometti, che ha attraversato il peggio e conserva quella forza interiore, quel fervore segreto e profondo, abitato dall'ignoto meraviglioso, che lo mantiene in piedi, pronto a riprendere il suo slancio.

Come scrive così giustamente il poeta contemporaneo, Renaud Ego :

 perché quella brace di rifiuto era

tutto ciò che ci restava

L'abbiamo condivisa e questa condivisione è stata una luce.


[1] La Méditerranée créatrice, a cura di Thierry Fabre, edizioni de l’Aube, 1994
[2] Si veda Romain Bertrand, L’histoire à parts égales, Le Seuil, 2011
[3]Gabriel Audisio, Jeunesse de la Méditerranée, Gallimard, 1a edizione 1935, ripubblicato nel 2002
[4] Gilles Deleuze, Les intercesseurs, in Pourparlers (1972-1990), Editions de Minuit, 1990
Opere di diversi artisti pubblicate in 22-Med e da ritrovare QUI © Collettivo DR

Thierry Fabre
Fondatore dei Rencontres d'Averroès, a Marsiglia.
Scrittore, ricercatore e curatore di mostre. Ha diretto la rivista La pensée de midi, la collana BLEU presso Actes-Sud e la programmazione del Mucem. Ha creato il programma Méditerranée dell'Institut d'études avancées di Aix-Marseille-Université.

Foto di copertina: Blue Wave (2016, acrilico su tela, 160 x 200 cm) Opera di Najia Mehadji presentata durante la sua mostra Mon amie la rose al MAC VAL