« E ora, facciamo silenzio e ascoltiamo*. » Così inizia il nuovo libro di Paolo Rumiz che ha avuto la straordinaria idea di seguire le linee di faglia, architettoniche, che attraversano l’Italia. Andare il più vicino possibile a ciò che ci viene dalle profondità e scuote, a volte molto brutalmente, la penisola italiana con terremoti ed eruzioni vulcaniche.
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Paolo Rumiz sismografo della Mediterraneo italiano
Thierry Fabre - 22-med 15 settembre 2025
Italia,Sicilia,Calabria,Appennini,Napoli,L’Aquila,Norcia,Trieste,Eboli
Paolo Rumiz, Nicolas Bouvier,Silvio Berlusconi,Carlo Levi.
#Italia #Mediterraneo #terremoto #vulcano #vulnerabilità #resilienza #città #memoria
Quando le faglie della terra rivelano le fratture delle società.
Viaggiare con Rumiz significa leggere l’Italia al ritmo delle sue scosse.

Scrittore viaggiatore ispirato, degno erede o successore di Nicolas Bouvier e del suo « Uso del mondo », Paolo Rumiz non guarda mai il mondo dall’alto. Va a vedere come vivono le persone e si mette in ascolto delle scosse e dei piegamenti della Mediterraneo italiano. Il suo nuovo libro, « Una voce uscita dalle profondità », è un vero incanto, un invito al viaggio in un’Italia che si crede di conoscere e che lui ci fa scoprire, in modo completamente diverso. Questo è senza dubbio dovuto alla sua etica di giornalista e scrittore, al suo modo di voler comprendere e sapere, per meglio condividere, di rendersi disponibile alla parola di coloro che vivono lì e che non rinunciano, spesso di fronte al peggio, a terremoti devastanti.
Il suo viaggio, dal Sud al Nord dell’Italia, è a misura di uomini e donne, che incontra lungo il suo cammino. Munito di una mappa sismica precisa, segue i percorsi che lo portano verso il mondo delle profondità, dove la terra scricchiola, dove le placche continentali si scontrano, realtà geofisica ineluttabile dell’Italia, presa tra la risalita della placca africana e le derive della placca eurasiatica.
Nessuna teoria fumosa nel suo approccio, ma al contrario un viaggio fondato su dati scientifici precisi, attraverso geologi e vulcanologi competenti che lo accompagnano volentieri nel suo percorso, rivelandogli la storia sismica dei luoghi, i numerosi dati accumulati nel tempo, dopo tutte queste eruzioni vulcaniche e queste scosse a volte devastanti che hanno colpito l’Italia fin dall’antichità. Si reca sempre dove è necessario osservare, ma il suo racconto è spesso divertente e saporito. « Attenzione, laggiù, il diavolo sta cuocendo la sua pasta, ha esclamato la guida sentendomi tossire », mentre si dirige verso i pendii dell’Etna, in Sicilia. Gusta questo mondo delle profondità e sa magnificamente farcelo condividere, al ritmo dei suoi progressi, in Sicilia, in Calabria o negli Appennini.
Non esita a spingere le porte, a vedere cosa si trama, dietro le apparenze e soprattutto il racconto ufficiale spesso fatto di menzogne e di detestabili manipolazioni e speculazioni. Attraverso l’esempio disastroso del terremoto dell’Aquila, avvenuto il 6 aprile 2009, che ha causato più di 300 morti, attraversa le apparenze, le messe in scena dubbiose del potere di Silvio Berlusconi e dei poteri locali, troppo spesso inerti e soprattutto complici di costruzioni azzardate, senza alcun rispetto delle norme antisismiche.
Ciò che uccide, sono spesso gli edifici, molto più delle scosse che sono prevedibili in queste zone telluriche. Al contrario, porta l'esempio della città di Norcia, « prima città antisismica d’Italia » che è riuscita a sfuggire all’ampiezza delle distruzioni dopo una scossa di 6,5 sulla scala Richter.
Ma al di là di tutte queste scosse, il libro di Paolo Rumiz è davvero un libro delle profondità. La sua lettura e la sua analisi di Napoli, città eruttiva, attraverso le sue « porosità », tra l’alto e il basso, è di un’intelligenza luminosa.
È un modo per entrare nella città, per addomesticarla e farci comprendere il suo immenso gusto per la vita, in prossimità della morte, delle distruzioni, mai molto lontano, come una danza su un vulcano. « Napoli era riuscita a quadratura del cerchio tra fertilità e morte. Forse era lì, il segreto. Nella pensiero simultanea dell’esuberanza dei vivi e della familiarità con i morti. »
Lo scrittore diventa così sismologo delle anime. Rende accessibile l’immensa saggezza di coloro che vivono molto vicino al disastro e che non rinunciano, mai. Le sue pagine su luoghi perduti degli Appennini, quelle contrade dove, un tempo e forse sempre, « Il Cristo si è fermato a Eboli », secondo il titolo del famoso libro di Carlo Levi, che ha dato vita a un film magistrale, sono di una forza e di una vivacità umana indimenticabili. Ci sono veri personaggi in questo libro, fatto di belle incontri, di « persone belle », testarde, risolute nella loro lotta per salvare la vita, il più vicino possibile al loro territorio.
E al di là di questa « lettura sismica, se non magmatica, della mia cara Italia », come osserva non senza umorismo e con una certa leggerezza Paolo Rumiz, volentieri sostenitore di un « superficiale per profondità », tocca al cuore delle cose per dare a comprendere, a percepire una forma d’essere nel mondo mediterraneo. Lui che viene da Trieste, cerca di scrutare « il salto del Mediterraneo fino agli spazi dell’Europa centrale », e così di comprendere ciò che ci viene da questo mondo…
« (...) la lezione del Mediterraneo è evidente. Non è il determinismo materialista che ci salverà, ma il pensiero visionario. Quello che sa guardare lontano e anticipare i cambiamenti. » Bisogna leggere, con ardore e attenzione l’opera di Paolo Rumiz. È un indispensabile !
* Paolo Rumiz, Una voce uscita dalle profondità, Arthaud, 2025, 22 euro

Foto di Uno: isola di Salina “ Con l’amichevole complicità di Bernard Plossu”

Thierry Fabre
Fondatore degli Incontri di Averroès, a Marsiglia.
Scritore, ricercatore e curatore di mostre. Ha diretto la rivista La pensée de midi, la collezione BLEU presso Actes-Sud e la programmazione del Mucem. Ha creato il programma Mediterraneo dell’Istituto di studi avanzati di Aix-Marseille-Université.
È responsabile della responsabilità editoriale di 22-med.