Italia

In Lombardia, i risicoltori proteggono i pulcini di cavaliere d’Italia

Nella valle del Ticino, a nord dell'Italia, i campi di riso di Cassolnovo sono diventati il teatro di un'esperienza inaspettata: più di cento nidi di cavaliere d'Italia, un uccello dalle lunghe gambe agili, hanno trovato rifugio nel cuore dei campi. Lontano dal considerarli come intrusi, i risicoltori hanno scelto di adattarsi, modificando le loro abitudini quotidiane per preservare i pulcini. Questa iniziativa, condotta in collaborazione con il Parco Lombardo della valle del Ticino, dimostra che un'agricoltura molto attenta alla natura non è, per questo, meno produttiva.

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In Lombardia, i risicoltori proteggono i pulcini di trampolieri
22-set 22 settembre 2025
• Nei campi di riso lombardi, gli agricoltori salvano più di 100 nidi di cavaliere d'Italia.
• Un'esperienza unica in cui agricoltura intensiva e biodiversità avanzano di pari passo.
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C'era qualcosa di nuovo quest'estate nella vita quotidiana di Cristina Ballone, proprietaria di un'azienda agricola specializzata nella coltivazione del riso a Cassolnovo, nel nord Italia. Quando il lavoro iniziava nei suoi campi, all'alba, andava prima a cercare il piccolo gruppo di pulcini di cavalieri d'Italia che si era stabilito nella sua risaia. “Mi ero molto affezionata a loro, era diventato quasi un appuntamento quotidiano. C'è chi inizia la mattina con un caffè, io andavo a incontrare i piccoli” racconta sorridendo. “Erano davvero carini, cercavo di avvicinarmi senza farmi notare per fotografarli e poi mostrarli ai miei figli e a mia madre. Ma erano sempre più furbi di me.”

Il cavaliere d'Italia (Himantopus himantopus) è un uccello tipico delle zone umide e paludose, riconoscibile per il suo piumaggio bianco e nero e per le sue zampe, sottili e molto lunghe. Di solito non è presente in grandi numeri nella regione di Cassolnovo ma quest'anno, per qualche ragione, è stato diverso. E vari agricoltori si sono trovati con più di un centinaio di nidi nei loro campi dove coltivano il riso con la semina in sommersione. Questa tecnica tradizionale è considerata eccellente per la conservazione della biodiversità poiché crea agro-ecosistemi favorevoli a molte specie vegetali e animali che preferiscono le zone umide.

Un progetto collettivo nato da gesti semplici

Gli agricoltori di Cassolnovo avrebbero potuto considerare una bella scocciatura il fatto di avere un centinaio di nidi nelle risaie, dove avevano bisogno di passare con il trattore per fare le loro lavorazioni. Invece non hanno esitato a segnalare la loro presenza e a partecipare al progetto ideato per proteggerli dall’essere schiacciati e distrutti, anche se questo implicava modificare le loro pratiche agricole.

Hanno manovrato più lentamente con i trattori, sono rimasti lontani dai nidi per non disturbarli, hanno interrotto la distribuzione dei prodotti fitosanitari quando necessario, ecc. Giovanni Locatelli, agricoltore, aveva ad esempio numerosi nidi nei suoi campi. La sua vicina Cristina Ballone ha passato ore con lui sul trattore per aiutarlo a evitarli e spegnere i distributori dei trattamenti al momento giusto.

“Una sensibilità né scontata né dovuta,” come l'ha definita Ismaele Rognoni, presidente del Parco lombardo della valle del Ticino (che comprende la zona di Cassolnovo), ringraziando gli agricoltori per il successo del progetto. I nidi sono stati salvati, le uova si sono schiuse e, dopo aver trascorso diverse settimane d'estate nei campi a nutrirsi di insetti, crostacei e piccoli invertebrati, i pulli di cavaliere d'Italia sono cresciuti a sufficienza per poter intraprendere il loro viaggio migratorio. Un risultato straordinario e un esempio di agricoltura rispettosa dei ritmi della natura che ha attirato l'attenzione dei media di tutta Italia.

Un parco naturale alla base dell'equilibrio

Non è un caso che ciò sia accaduto proprio in questa parte del paese. Cassolnovo appartiene alla provincia di Pavia, uno dei 47 comuni della Lombardia (la cui capitale è Milano) compresi nella valle del fiume Ticino. Per la sua conformazione questa valle è sempre stata estremamente ricca di ecosistemi. Nel 1974, è stato deciso di proteggerla istituendo il Parco Lombardo della valle del Ticino. “Ci sono più di 20.000 ettari di foreste di pianura qui, e in questo senso siamo un caso straordinario, anche a livello europeo”, spiega il direttore del parco, Claudio de Paola. “La biodiversità è molto ricca, con 6800 specie viventi. Inoltre, ospitiamo 15 siti della Rete Natura 2000 e siamo il più grande corridoio ecologico esistente tra le Alpi e gli Appennini.”

Tuttavia, su oltre 91.800 ettari, solo 20.500 sono protetti come parco naturale. Il resto del territorio comprende zone abitate, villaggi e città. E, soprattutto, campi coltivati. “Più del 50% della superficie del Parco è occupata da zone agricole. Si tratta di un'agricoltura intensiva, che utilizza quindi input, un'elevata meccanizzazione e un supporto chimico quando necessario”, indica Michele Bove, il responsabile del settore agricoltura. “Si tratta di 1250 aziende di cui dipende il sostentamento di altrettante famiglie. Tuttavia, anni di lavoro da parte del parco hanno dato i loro frutti, soprattutto per orientare le aziende verso forme di agricoltura che garantiscano il rispetto degli elementi naturali il più possibile, preservando al contempo la produttività e quindi il reddito.”

Quando tradizione e biodiversità si incontrano

Il cavaliere d'Italia, in particolare, è diventato una specie emblematica di come sistemi agricoli più sostenibili e tradizionali possano favorire la biodiversità e un migliore equilibrio con la natura. “Quando non trova un ambiente adatto per nidificare, il cavaliere d'Italia si adatta anche ad ambienti semi-naturali”, osserva Monica di Francesco, responsabile del settore fauna del Parco. “Infatti, nel nostro caso, ha trovato l'ambiente adeguato in questi agro-ecosistemi costituiti dalle risaie coltivate con un metodo tradizionale, quello della sommersione. L'acqua è quindi presente nei campi per diversi mesi, compresa la fase in cui questa specie nidifica.”

Anche i risicoltori ci guadagnano da un ecosistema agricolo sano e ricco di biodiversità. Di Francesco spiega che in un campo dove si coltiva il riso in immersione, gli anfibi e gli uccelli tipici degli ambienti acquatici sono dei formidabili insetticidi naturali poiché si nutrono delle larve di insetti, compresi quelli che possono danneggiare le colture.

In ogni caso, racconta Ballone, prestare attenzione ai nidi e ai piccoli è stata una reazione spontanea. “Dopotutto, siamo in contatto con la natura ogni giorno. A livello operativo, lo sforzo non è stato così grande, le nuove attrezzature ci permettono maggiore flessibilità. E sebbene non abbiamo ancora cominciato il raccolto, da quello che vedo mi sembra che il rendimento non sia stato affatto compromesso.”

Un'alleanza che ispira

La vita quotidiana degli agricoltori non è né facile né tranquilla, da nessuna parte. E in effetti nessuno nel Parco del Ticino si aspettava che i risicoltori di Cassolnovo si impegnassero così tanto per proteggere i nidi. “Eppure, è ciò che è successo, soprattutto grazie al dialogo costante che abbiamo con gli agricoltori, da molti anni ormai,” osserva Rognoni, il presidente del parco. “Questa esperienza è un bell'esempio di come, per il bene di una specie animale, e in definitiva della natura, tante persone possano trovare un modo per incontrarsi e collaborare. Anche se magari hanno esigenze e idee diverse.”

Giovanni Locatelli e Cristina Ballone © Manuela Locatelli

Foto di copertina: i pulli di cavaliere d'Italia nelle risaie di Cassolnovo © M.-Nocciola-giu